La regina dei dannati è il terzo libro delle Cronache dei Vampiri e da esso fu realizzato, nel 2002, l’omonimo film che riassume (o meglio prova a riassumere) questo ed il precedente libro Scelti dalla tenebre.
Impresa difficile se non impossibile sintetizzare quasi mille pagine dense di avvenimenti, risvolti e personaggi complessi. Infatti, la critica non fu magnanima e nemmeno i fans della Rice. A me tutto sommato il film non dispiace, non regge il confronto con Intervista col Vampiro (1994) ma l’ho visto più volte e pure volentieri apprezzando le soundtrack e la voce di Jonathan Davis, cantante dei Korn, prestata a Lestat (Stuart Townsend) nelle scene del concerto.
Il libro, ovviamente, è tutta un’altra cosa. Racconta di ciò che accadde immediatamente prima del tanto atteso concerto e le conseguenze terribili che ci furono dopo attraverso i punti di vista dei Figli dei Millenni, gli antichi immortali che conosceremo in questa sontuosa opera.
La regina dei dannati – Trama
Anni ’90
Lestat è un’osannata rockstar che attraverso i testi delle sue canzoni ha rivelato i nomi, la storia ed i segreti della sua razza al mondo intero attirando su di sé, non solo le ire di vampiri antichi, ma l’attenzione del Talamasca, secolare associazione segreta che osserva e studia il paranormale, guidata da David Talbot.
Tra i suoi membri più attivi c’è Jesse, sensitiva dal passato misterioso che, in questo caso, si spinge ben oltre il semplice indagare. La ragazza riesce a incontrare più volte Lestat e a parlargli.
Mentre il giorno dell’unico evento live che la band ha in programma si avvicina, una forte sensazione di pericolo coinvolge quasi tutti gli esseri sovrannaturali che cominciano a sognare una coppia di gemelle provenienti da un’era lontana, potenti e primitive. Le sogna anche Jesse che comincia pure a ricordare insoliti spezzoni della sua infanzia e in particolare un breve periodo passato da una lontana e strana parente, la generosa zia Maharet.
Il tanto atteso concerto ha luogo nella Death Valley e i Figli dei Millenni, incuranti della presenza di migliaia di fans, sono risoluti a punire l’insolenza di Lestat. Egli però, aveva già involontariamente ridestato Akasha, la prima vampira. Nonché il primo corpo che ospitò il demone la cui fusione creò la specie vampirica. Antica di seimila anni, lei è la Madre la cui morte provocherebbe l’estinzione di tutti i suoi figli.
Nel momento dell’attacco, Akasha si schiera dalla parte di Lestat salvandolo e portandolo via con sé decisa a coinvolgerlo nel suo piano sanguinario di dominio sull’intera umanità. Sei millenni hanno reso la Regina dei dannati potente oltre ogni immaginazione ma la Natura, da madre equa, non concede mai a nessuno il dono dell’invincibilità. E nell’ora di maggior pericolo per gli umani e per i vampiri, dal punto più remoto e inviolato della Terra, si leverà una giovane dai capelli rossi, un’antica strega divenuta immortale per compiere la sua vendetta…
Recensione
In questo libro delle Cronache, Anne Rice approfondisce l’origine della stirpe vampirica e come lei ci ha abituati, le dinamiche sono così dettagliate e coinvolgenti da sembrare storia invece che romanzo.
Ma i fili conduttori di questo terzo libro sono la solitudine nemica di ogni immortale e lo scopo, la spinta emozionale che distingue la vita dalla sopravvivenza. E a ben riflettere, nel contesto di una vita eterna, questa deve essere davvero molto forte! Ognuno a suo modo cerca di dare un senso alle notti che si susseguono senza fine. Lestat cerca di rivelarsi al mondo e riunire i Figli dei Millenni, con sé o contro di sé. Marius per secoli ha accolto su di sé il fardello di nascondere e proteggere Coloro-che-devono-essere-conservati. Armand che per il suo amato e folle Daniel (il giornalista d’Intervista col vampiro) accumula una fortuna e compra un’isola che chiama Night Island, un’isola che vive rigorosamente e solo di notte.
E qui lasciatemi dire quanto mi piacerebbe un posto così; per me che odio le frenesie e i condizionamenti che il giorno impone e sono irrimediabilmente innamorata della notte. Immaginare un luogo dove i ritmi della vita sono inversi è stato puro godimento anche se a ripensarci credo che una situazione del genere “sporcherebbe” quella che è l’essenza della notte che non è fatta per gli impegni quotidiani e per gli affanni tipici del mattino ma al contrario, è il momento aureo che svincola da obblighi e compromessi, dando a ognuno la libertà di essere sé stessi.
Poi c’è Mahareth, l’antica strega che partorì una figlia prima di essere trasformata ed è proprio questa figlia e la sua progenie mortale che in seimila anni l’hanno tenuta in vita. Essa infatti non è mai stata sfiorata dalla pazzia che può colpire gli immortali nel corso dei secoli se questi non trovano la motivazione sufficiente ad andare avanti, immutabili mentre tutto si evolve. Lei ha trovato nel tenere nota e seguire gli sviluppi della sua famiglia umana lo scopo più solido di tutti divenendo la madre, dopo millenni, di quasi tutta l’umanità ed è proprio per proteggere la “sua” famiglia che si schiera contro i progetti folli di Akasha.
La regina dei dannati è una figura tragica che conferma quanto la vita, mortale o immortale, abbia bisogno di stimoli per essere vissuta. Lei e il suo Re Enkil dopo secoli di regno decisero di sedere sui loro troni, immobili e osservare lo scorrere del tempo attraverso gli occhi e le orecchie dei loro figli tenebrosi sparsi per il mondo. Poi Lestat riesce a smuovere in lei un rinnovato interesse, risvegliandola.
È proprio la lunga esclusione dalla vita attiva, però, che ha fatto sì che restasse immutata nella sua condizione selvaggia, il suo piano di dominio sul mondo è a dir poco sadico e le motivazioni che adduce a coloro i quali vorrebbe come complici, sono primitive e rozze.
Quando tutto è concluso e il pericolo scampato, Lestat si rende conto di aver ottenuto ciò che cercava, aveva riavuto accanto a sé sua madre Gabrielle, il suo amato Louis, Armand, Marius e gli antichi Mael, Kayman, Pandora…
Ma questa insolita calma quanto potrà durare?
Tutta l’adrenalina della lotta quanto basterà a Lestat prima che si imbarchi in una nuova avventura?
Conclusioni
Un opera articolatissima, quasi cinquecento pagine in cui il messaggio principale è l’importanza di avere uno scopo nella vita e di come bisogna calarcisi dentro per capirla davvero e apprezzarla.
Che si tratti di esseri umani o di creature soprannaturali, riposo e nutrimento non sono sufficienti a “far battere il cuore”. Serve il desiderio, la passione, la spinta emozionale a dare davvero un senso a tutto. Poi c’è la solitudine, così inevitabile quando si è immortali che è meglio arrendersi subito e fare il primo passo. I vampiri infatti poco gradiscono la compagnia dei loro simili, ma poi temono e soffrono la solitudine.
Che contraddizione!
Anche agli umani succede, ma cos’è che spaventa tanto nel restare da soli?
Io credo che sia la possibilità di fare introspezione, di conoscere davvero sé stessi e magari rendersi conto che vorremmo essere tutt’altro rispetto a ciò che mostriamo d’essere. Io trovo tanta bellezza e serenità nella solitudine come nelle ore della notte, la solitudine è per i forti, non a caso ho amato Gabrielle da Scelti dalle tenebre e nella Regina dei dannati ancora di più. Vampira giovane rispetto ai Figli dei Millenni, osa argomentare contro Akasha per difendere suo figlio, certo, ma anche per salvaguardare il “suo” Giardino Selvaggio e continuare a esplorarlo, sola e selvaggia, libera da ruoli, preconcetti e doveri.
Forse ripeto un concetto che ho già trascritto più volte ma vale la pena ribadirlo. Le Cronache dei Vampiri non sono solo romanzi fantasy, sono ampi spunti di riflessione su tematiche importanti, progressiste, scottanti, attuali.
Grazie, Anne Rice!
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