L’ospite di oggi sul nostro portale è Antonietta Filaci, l’autrice di Tela di Tenebre. Resurrezione che abbiamo recensito qualche giorno fa sul nostro portale. Antonietta è qui per raccontarci del suo libro e del suo percorso come scrittrice
Buongiorno Antonietta,
siamo lieti di accoglierti sul nostro portale informativo. Ecco qui di seguito le domande che abbiamo pensato per te.
Antonietta, Tela di tenebre. Resurrezione è il primo volume di una saga. Cosa ti ha spinta a imbarcarti in quest’avventura?
Avevo diciassettenne anni e dovevo trovare un modo per affrontare il lutto di un caro amico. Scrivere mi è sempre piaciuto, ma allora è stata letteralmente la mia salvezza. Quando si è adolescenti tutto sembra gigantesco e insormontabile, figuriamoci la morte. Esorcizzarla, portarla fuori di me, era l’unico modo per accettarla. Marcus ed Eva sono stati le mie guide e i miei compagni in questo cammino.
Il genere fantasy è il tuo elemento? E perché hai scelto proprio i vampiri come creature soprannaturali di cui scrivere?
Credo che il fantasy aiuti a veicolare un messaggio reale, ma difficile da esprimere. Ogni creatura del fantastico rappresenta qualcosa del mondo reale (come gli Hobbit del mitico Tolkien, per il quale rappresentano l’incredibile impatto positivo di piccole azioni di piccoli uomini) e attraverso di esse è più semplice spiegarlo.
Non a caso ad esempio, in mancanza della scienza, si usavano i miti per spiegare cose un tempo inspiegabili. Credo che questo sia rimasto anche oggi, sebbene in una forma diversa, perché il fantasy è ciò che permette di rappresentare, e capire, messaggi importanti attraverso avventure in cui è facile immedesimarsi, proprio perché sono finte.
Ciò non vuol dire che debbano essere incoerenti o illogiche, altrimenti il messaggio va perso. Ho scelto i vampiri perché attraverso di essi ho potuto esplorare la morte, ma soprattutto la vita: Eva esprime il culmine di questa stretta dicotomia e spero di essere riuscita a trasmetterlo.
Chi ti sta più a cuore dei tuoi protagonisti: Marcus o Eva? O entrambi possiedono qualcosa di te, del tuo carattere?
Sono entrambi facce della stessa medaglia: vita e morte, amore e odio. Non chiedetemi di scegliere!
Il tuo libro è ricco di pericolosi combattimenti. Per riuscire a descriverli così bene, fino a che punto hai dovuto immergerti nelle tue scene?
Mi sono immersa al punto che vedevo ciò che accadeva, perciò non mi restava altro che descriverlo meglio che potevo. Il combattimento è il fulcro della storia perché entrambi lottano furiosamente per ottenere qualcosa, ma anche perché vivere significa lottare. Alcune lotte sono più visibili di altre, ma il combattimento fisico è sicuramente il modo più diretto per rappresentarle tutte.
Il personaggio di Lord Kalil è cupo, temibile e terrificante, eppure il suo amore per Céline si perde nelle pieghe dell’eternità. Dunque, il male e l’amore possono andare di pari passo?
Sono dell’opinione che il male puro, fine a se stesso, non esiste. C’è sempre una ragione dietro ad ogni azione e ad ogni pensiero. Alcune azioni ci sembrano malvagie perché non condividiamo ciò che le ha ispirate. Kalil di sicuro si è macchiato le mani di molti crimini, ma nella sua ottica non erano sbagliati, perciò il fatto che lui provi amore è del tutto naturale. Inoltre, l’amore presenta così tante facce, che non è difficile immaginare che chiunque, a modo suo, possa sperimentarlo.
C’è stata una parte della storia particolarmente difficile da scrivere? Un momento in cui le parole non ne volevano proprio sapere di venire fuori?
Il momento in cui Eva compie la sua scelta e decide di andare incontro al suo destino. Era un momento particolarmente delicato, perché bastava pochissimo per farlo sembrare una forzatura. Eva ha una crescita psicologica repentina e profonda nel corso della storia e quel momento è il culmine del suo percorso. Trovare le parole giuste per spiegare quella decisione, per far capire quanto a fondo Eva ne sentisse il bisogno, dopo aver fatto il contrario per tutto il tempo, è stata la cosa sicuramente più difficile. Ho cancellato e riscritto mille volte quell’episodio!
C’è qualcuno in particolare a cui vorresti dedicare questa storia?
Al mio amico scomparso. E a tutti quelli che stanno affrontando, come è successo a me, un momento buio e doloroso: riuscire a vedere la luce non è mai facile, ma è fondamentale trovare il modo di trasformare anche il più brutto dei momenti in qualcosa di costruttivo.
Un lettore è indeciso se leggere il tuo libro. Perché consiglieresti questa lettura?
Perché è una storia dinamica, con pochi fronzoli, diretta. Perché mi sono impegnata affinché i personaggi non fossero manichini spinti dagli eventi, ma avessero una propria morale, un proprio senso di se stessi che guidasse le loro scelte. E perché in fondo penso che qualsiasi storia può lasciarci un’emozione, purché le si lasci la possibilità di esprimerla.
In conclusione, stai già lavorando al capitolo successivo di Resurrezione?
Assolutamente sì! In realtà è già in fase di revisione, e vi assicuro che incontreremo personaggi vecchi e nuovi, con parecchie sfide e colpi di scena. Marcus verrà approfondito ancora di più, anche se lo vedremo in situazioni davvero poco piacevoli. Spero davvero che sia all’altezza delle aspettative!
Grazie Antonietta per aver dedicato un po’ del tuo tempo a rispondere alle nostre domande.
Vampiri spietati e Cacciatori feroci vi aspettano!
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