Tanto da ingannare (A s’y mé prendre) è un racconto breve di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam tratto da Racconti Crudeli. Questa raccolta racchiude diversi racconti pubblicati da de Villiers su riviste e giornali duranti gli anni e si tratta principalmente di opere dal contenuto fantastico al confine fra il sogno e la realtà. Anche in questo caso, possiamo leggere questo racconto grazie ad ABEditore che l’ha racchiuso nella sua raccolta Il Doppio.
Tanto da ingannare – Trama
In un giorno di pioggia l’artista si sofferma mentre si dirige verso la sua destinazione in uno strano edificio dall’aspetto invitante. Eppure una volta al suo interno una strana sensazione si impossesserà di lui.
Recensione
Tanto da ingannare è un racconto breve a metà strada fra il sogno e la realtà. Il protagonista è autore stesso del racconto e vive personalmente l’esperienza che egli racconta. Tecnica narrativa, dunque, che abbiamo sperimentato più volte con questo genere di narrativa.
Il racconto ha un’atmosfera onirica e come in un sogno ci troviamo in un’atmosfera cupa e indefinita. Ci sono viandanti sulla strada, ma appaiono come ombre scure i cui volti sono coperti dagli ombrelli, la pioggia cade e la nebbia si innalza a nascondere parte dell’ambiente circostante. Del resto non è affatto un caso che i giorni cupi e di pioggia siano quelli che più si avvicinano ai sogni.
Un senso di deja-vù (Attenzione Spoiler!)
L’esperienza fondamentale del racconto resta comunque quella all’interno della stanza (o meglio delle stanze) in cui il protagonista si ritrova a entrare. E se dall’esterno mostrano evidenti differenze all’interno sono molto simili.
La prima infatti sembra una abitazione borghese, mentre la seconda è un semplice caffè in rovina.
Eppure i due luoghi sono all’interno quasi speculari. Gli stessi tavoli, gli stessi atteggiamenti degli uomini all’interno, le gambe stese, gli occhi fissi, l’aria contenta, lo sguardo vacuo. E se dei primi si dice che hanno volutamente abbandonato la propria vita dei secondi si afferma che hanno ormai detto addio alla propria anima.
Soffermiamoci dunque su questi dettagli. La padrona della prima casa è chiaramente Madama Morte, ma cosa dire della seconda? Chi è a regnare lì dentro? La mia modesta opinione è che si tratti dell’apatia, lo stesso sonno della ragione che per il Goya genera i mostri.
Allegoricamente abbiamo questa umanità che è internamente morta. Che si chiude volutamente al mondo, non vuole pensare, non vuole riflettere sul proprio destino. È grigia, è spenta ed è contenta di questo. Annega se stessa in un profondo senso di vuoto. Ed è questo che forse spaventa l’artista. D’altro canto Auguste de Villiers fu conoscitore e ammiratore di Poe e Baudelaire per cui è presumimi bile che appoggiasse la loro visione della figura dell’artista in generale.
Piccole letture, grandi emozioni
Sicuramente, nonostante la brevità del testo Tanto da ingannare si fa riconoscere come una lettura profondamente di sensazione. Le luci e i colori descritti sono vivi e quasi tangibili tanto che ci sembra di poterli vedere e toccare. Queste bustine per me sono un vero toccasana per riempire gli angoli di tempo. Non finirò probabilmente mai di dire quanto le apprezzi e spero prima o poi ne verranno prodotte altre così da ampliare la mia collezione.
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