Dici serial killer e il primo nome che ti viene in mente è Ted Bundy.

Sono le parole di Peter Vronsky, scrittore e storico investigativo canadese, tra i maggiori esperti di assassini seriali.

In effetti il termine “serial killer” è stato utilizzato per la prima volta, dalla stampa, proprio nel caso Bundy.

Ted Bundy in a 1980 Florida Department of Corrections inmate ID photo.

Ted Bundy in a 1980 Florida Department of Corrections inmate ID photo. Florida Department of Corrections, Public domain, via Wikimedia Commons

I suoi crimini coprirono l’arco temporale dal 1974 al 1978 ed un’area geografica estesa da Washington allo Utah, dal Colorado alla Florida.

Furono proprio gli spostamenti a rendere difficile collegare gli omicidi tra loro poiché all’epoca non c’era alcuna collaborazione tra i reparti investigativi dei vari Stati e non esisteva alcuna profilazione criminale da parte dell’FBI.

Trenta sono le vittime accertate di Ted Bundy ma c’è ragione di credere che possano essere state molte di più, forse quasi cento.

Uno di noi       

In quegli anni, nell’immaginario americano, l’assassino seriale era un fallito, un tizio con problemi mentali, un individuo ai margini della società che agiva per frustrazione, rabbia o follia adescando le sue vittime tra “gli ultimi”, tra i deboli, tra gli emarginati e gli sbandati ma Ted Bundy non era uno di loro…era “uno di noi”.

Lui era il tipico ragazzo della borghesia, ben educato, di buona famiglia, di bell’aspetto, spigliato e magnetico alla guida del suo bel Maggiolino Volkswagen.

Come riporta il libro “American serial killers”, dei 605 serial killer apparsi negli anni Settanta, Ted Bundy fu speciale, incarnava quello che ognuno avrebbe voluto essere ma nello stesso tempo ridefinì il concetto di assassino seriale: molte delle sue vittime erano il meglio del meglio americano, ragazze bianche della classe media che frequentavano il college.

Ora la gente era davvero preoccupata.

I primi segnali di disagio

Theodore Robert Cowell nacque a Burlington (Vermont), il 24 novembre 1946 in un ospedale per ragazze single.

Sua madre era una ragazza madre che per evitare lo stigma sociale scelse di far crescere il piccolo a Philadelphia, coi nonni materni facendo credere a tutti che fossero i genitori.

Il piccolo crebbe quindi con la convinzione che sua madre fosse sua sorella fino a quando Eleanor non sposò Johnny Bundy, un cuoco militare che adottò Ted.

Infografica Ted Bundy presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Infografica Ted Bundy presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Le vicende che riguardano la sua infanzia non sono ben chiare, Bundy fu sempre contraddittorio riguardo i rapporti con la sua famiglia e con i suoi coetanei ma pare che passò dall’essere un ragazzino estremamente timido ad un giovane uomo spigliato e sicuro di sé.

Quello che è certo, per sua stessa ammissione, è che da adolescente iniziò ad interessarsi ad un certo tipo di riviste in voga in quegli anni: i giornaletti “true detective”, pubblicazioni soft porno dove le modelle posavano in situazioni di svantaggio, spesso legate, imbavagliate, ovviamente semisvestite ed in balìa di uomini in divisa da poliziotto o carceriere e sviluppò l’insana abitudine di spiare nelle finestre altrui.

Nel 1972 si laureò in psicologia all’Università di Washington e sviluppò una serie di relazioni emotive apparentemente normali con le donne.

Un anno dopo la laurea si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, si attivò nel campo della politica militando nel partito repubblicano e si impegnò come volontario ad una linea telefonica per donne vittime di abusi.

Ricevette inoltre, un’onorificenza per aver salvato un minore dall’annegamento.

“il figlio di puttana più spietato che tu abbia mai incontrato”

È così che Ted descrisse se stesso ad un giornalista ed i suoi crimini dimostrano che questa affermazione è corretta.

Nel 1974 le ragazze dei college di Washington, Oregon e Utah, cominciarono a sparire ad un ritmo allarmante.

La prima vittima nota di Ted Bundy fu la studentessa e ballerina Karen Sparks (18 anni) Fece irruzione nel suo appartamento, picchiò la ragazza con un’asta di metallo lasciandola priva di sensi e poi la aggredì sessualmente con lo stesso oggetto.

Lettera scritta da Theodore Bundy in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Lettera scritta da Theodore Bundy in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Karen restò in coma 10 giorni e riportò disabilità permanenti.

Il suo primo omicidio confermato fu Lynda Ann Healy, un’altra studentessa. Si intrufolò nel suo appartamento, la colpì facendole perdere i sensi e la caricò sulla sua auto.

Solo una parte del suo cranio fu ritrovata anni dopo in uno dei luoghi boscosi in cui Bundy scaricava i corpi.

Il suo modus operandi era di avvicinarsi alle donne indossando un gesso al braccio e chiedere loro di aiutarlo a mettere qualcosa nella sua macchina.

Questa “tecnica” ispirò in parte il personaggio di Buffalo Bill ne “Il silenzio degli innocenti”.

Nel 1974, Ted compì almeno una dozzina di omicidi, ma il fatto che lui spostasse il suo raggio d’azione da uno Stato all’altro del Paese facilitava le sue mosse poiché all’epoca non esisteva alcun database comune e tra i dipartimenti investigativi non c’era alcuno scambio di dati.

Nello Utah, Janice Ann Ott e Denise Marie Naslund scomparvero in pieno giorno da una spiaggia affollata del Lake Sammamish State Park. Molte donne, riferirono di essere state avvicinate da un uomo con una vistosa fasciatura al braccio che ha tentò di attirarle nella sua auto.

Una svolta nelle indagini

Automobile di Theodore Bundy in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Automobile di Ted Bundy in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Finalmente le autorità avevano un nome, una descrizione e il modello dell’auto: un maggiolino Volkswagen beige.

Dopo aver pubblicato la notizia, quattro persone contattarono la polizia, tra queste Elizabeth Kloepfer ex ragazza di Ted ed un suo professore di psicologia.

Quando gli investigatori di Washington analizzarono il mucchio crescente di prove e le confrontarono con gli indizi dei loro colleghi nello Utah, Bundy era in cima ai sospettati ma, ignaro dell’attenzione che le autorità iniziavano a nutrire su di lui, continuò ad uccidere spostandosi, stavolta, in Colorado.

Nell’agosto del ’75 fu fermato per un controllo, nell’auto gli agenti trovarono maschere, manette e oggetti contundenti.

Successivamente furono rinvenuti capelli corrispondenti a tre ragazze scomparse.

Con queste prove, Ted Bundy fu messo a confronto con altri cinque sospettati e fu riconosciuto da una donna che aveva tentato di rapire.

Fu imprigionato per aggressione e rapimento mentre la polizia cercava di mettere assieme le prove per incriminarlo degli omicidi.

Le evasioni

Ted utilizzò le sue innate capacità di manipolazione per convincere la corte a dargli accesso alla biblioteca del tribunale per poter studiare il suo caso, dato che al momento dell’arresto era uno studente di legge.

Ottenne di prestare servizio come avvocato di sé stesso e, in quanto tale, durante le udienze non veniva incatenato.

Questo gli consentì di compiere la sua prima evasione saltando dalla finestra del secondo piano della biblioteca.

Si diresse subito verso i boschi di Aspen Mountain, si introdusse in una capanna e poi in una roulotte. Tuttavia le risorse erano scarse così tornò in città, rubò un’auto, ma dopo sei giorni fu arrestato nuovamente.

Foto della cella di Ted Bundy in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Foto della cella di Ted Bundy in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

La successiva fuga di Bundy avvenne solo sei mesi dopo, questa volta da una cella del carcere.

Dopo aver studiato attentamente una mappa della prigione, si rese conto che la sua cella era direttamente sotto l’abitazione del capo carceriere e le due stanze erano separate solo da un vespaio.

Il passaggio era molto stretto e Ted iniziò a ridurre drasticamente i pasti per perdere peso e conservò del denaro che Carole Ann Boone, sua (succube) amica, gli faceva recapitare.

Quando fu pronto, Bundy strisciò nell’appartamento del capo carceriere, trovandolo vuoto, si cambiò indossando abiti civili e uscì dalla porta principale della prigione.

Rubò un’auto ed uscì dalla città diretto in Florida.

Florida State University, gli omicidi della confraternita Chi Omega

Il 15 gennaio 1978, due settimane dopo la sua fuga, Bundy fece irruzione nel campus della Florida State University.

Nell’arco di soli 15 minuti, aggredì sessualmente e uccise Margaret Bowman e Lisa Levy, colpendole con legna da ardere e strangolandole con le calze.

Matita di Theodore Bundy in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Matita di Theodore Bundy in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Toccò poi a Kathy Kleiner e Karen Chandler, che subirono ferite orribili, tra cui mascelle e denti rotti.

Ancora in fuga l’8 febbraio, Bundy rapì la dodicenne Kimberly Diane Leach dalla sua scuola media e la uccise, nascondendo il suo corpo in un allevamento di maiali.

Ancora una volta, la sua guida spericolata attirò l’attenzione della polizia.

Le targhe appartenenti a un’auto rubata, le carte d’identità di tre donne morte nel suo veicolo permisero agli investigatori di collegare finalmente Ted agli omicidi.

Il processo e l’esecuzione

Vorrei che tu mi avessi ucciso“, disse all’ufficiale che lo arrestò.

Durante questo secondo processo, l’imputato sabotò se stesso ignorando i consigli dell’avvocato e assumendosi la responsabilità della sua difesa.

Mentre era in corso il processo, Ted sposò Carole Ann Boone, ex collega, fedele amica e convinta sostenitrice della sua innocenza.

La prova definitiva che gli valse la condanna fu una vistosa ferita da morso sulla natica di Cheryl Thomas aggredita dopo l’attacco a Chi Omega.

Theodore Bundy - ricostruzione calco di un morso in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Theodore Bundy – ricostruzione calco di un morso in esposizione presso “Serial Killer Exhibition” Milano 2023

Il calco delle impronte dentali di Ted Bundy corrispondeva perfettamente coi segni lasciati sulla sua vittima.

Condannato alla sedia elettrica per i due omicidi al campus, riuscì ad evitare l’esecuzione per circa dieci anni attraverso un lungo processo di appello e cercando di portare il suo caso alla Corte Suprema degli Stati Uniti.

Fu giustiziato il 24 gennaio 1989 mentre centinaia di persone si radunarono fuori il penitenziario per festeggiare la sua morte.

Manipolazione, sadismo, perversione e necrofilia

Ted Bundy si dichiarò innocente fino a qualche giorno prima dell’esecuzione quando decise di confessare.

Nonostante ciò il numero esatto di donne vittime della sua furia rimane vago: circa trenta ma ci sono prove circostanziali che Bundy avrebbe potuto cominciare ad uccidere prima del 1974.

Ted è stato uno stupratore, un truffatore, un assassino, ma anche un necrofilo che tornava nei boschi dove abbandonava i corpi per abusarne fino a quando la decomposizione non lo rendeva impossibile ma la cosa più inquietante è stata la sua doppia personalità: il fascino, la colta loquacità con le quali manipolava le persone.

Sedia elettrica riproduzione in esposizione a Serial killer exhibition Milano 2023

Sedia elettrica riproduzione in esposizione a Serial killer exhibition Milano 2023

Il processo trasmesso in diretta gli conferì un’attenzione mediatica senza precedenti e paradossalmente, riuscì a fare breccia nel cuore di molte donne che, affascinate dal suo magnetismo, andarono ad assisterlo in tribunale e fecero il tifo per lui, non credendo possibile che un così bravo ragazzo potesse essere il responsabile di delitti tanto feroci.

In detenzione riuscì ad ottenere, forse corrompendo qualche secondino, dei momenti intimi con sua moglie al punto di concepire una figlia, Rose Bundy.

Pur di evitare la sedia elettrica, si offrì di collaborare con la task force che indagava su un’altra serie di omicidi seriali, tracciando il profilo criminale di quello che si rivelò essere Gary Ridgway, il killer del Green River.

Nella cultura di massa

Jonathan Davis, cantante e leader della band metal Korn, è stato, per un breve periodo di tempo, proprietario del Maggiolino Volkswagen di Bundy.

Un estraneo al mio fianco Copertina flessibile – 7 luglio 2016di Ann Rule (Autore),

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Debbie Harry, cantante dei Blondie, ha sostenuto di aver accettato un passaggio da Bundy negli anni settanta. Riuscì fortunatamente a fuggire, dopo essersi resa conto che allo sportello lato passeggero della vettura mancava la maniglia.

Bundy è citato nella canzone di Eminem, Stay Wide Awake.

Il protagonista del libro di Ann RuleUn estraneo al mio fianco” parla della reale esperienza della scrittrice che conobbe e frequentò personalmente Bundy, poi rivelatosi un assassino seriale.

Joe Berlinger firma ben due lavori a lui ispirati: il film “Ted Bundy, fascino criminale” con Zac Efron come protagonista e la docuserie in quattro puntate targata Netflix “Conversazioni con un killer, il caso Bundy” ancora disponibile sulla piattaforma.

“Noi serial killers siamo i vostri figli, siamo i vostri mariti, siamo ovunque”

Ted Bundy

Autore

  • Roxanne Caracciolo

    Affascinata dal lato oscuro che c'è in ogni persona, mi piace approfondire misteri e leggende. Ho studiato negli anni, tutto ciò che riguarda il vampirismo, a livello letterario, storico e reale. Quando non sono al lavoro o in palestra, sono immersa nella lettura, i miei autori preferiti sono Poe, Lovecraft, Wilde e tra i contemporanei King ed Anne Rice.

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