“Il Silenzio degli Innocenti” è un thriller psicologico tratto dal romanzo best seller di Thomas Harris (The silence of the lambs), diretto da Jonathan Demme e distribuito nelle sale statunitensi il 14 febbraio 1991.
Un CAPOLAVORO vincitore di cinque premi oscar su sette candidature, un golden globe, due premi Bafta, un Orso d’argento al festival di Berlino, solo per citare i maggiori riconoscimenti.
Un film che, dopo oltre trent’anni, continua a spaventare, coinvolgere ed affascinare.
Il cast è di altissimo livello, gli attori ispirati ed in stato di grazia, Anthony Hopkins “mostruosamente” a suo agio nei panni del dott. Hannibal Lecter, psichiatra psicopatico da Sindrome di Stoccolma.
Il Silenzio degli Innocenti – Trama
La giovane e promettente recluta dell’FBI Clarice Starling (Jodie Foster), viene inviata dal suo capo Jack Crawford (Scott Glenn) nel carcere di massima sicurezza di Baltimora per provare a carpire informazioni al dott. Lecter (Anthony Hopkins) psichiatra criminologo e serial killer cannibale, riguardo un altro assassino seriale, Jame Gumb (Ted Levine) detto “Buffalo Bill” che rapisce e scuoia le sue vittime.
Clarice intuisce che solo attraverso la sincerità può ottenere qualcosa dall’arrogante dottore ed accetta di condividere frammenti della sua vita privata in cambio di informazioni utili a catturare Buffalo Bill.
Hannibal e Clarice diventano analista e analizzando, insegnante e allievo, padre e figlia pur rimanendo sempre gatto e topo. Le priorità degli investigatori subiscono una brusca accellerata quando viene rapita Catherine (Brooke Smith) la figlia di un senatore.
Hannibal Lecter ne approfitta per chiedere il trasferimento in una struttura con minori restrizioni in cambio della dritta decisiva che permetterà a Clarice di salvare la ragazza e uccidere Jame Gumb.
Grazie a prontezza ed intelligenza che rasentano il sovrumano, Lecter riesce ad evadere ma non dimentica la sua pupilla, la contatta per assicurarle che “non le farà visita, sarebbe scortese” e si raccomanda che anche lei usi la “stessa cortesia” pur sapendo che la ragazza non potrà mai promettergli questo.
“Adesso ti lascio Clarisse…ho un amico a cena”
Recensione
Nonostante il regista utilizzi la macchina da presa dalla prospettiva dell’agente Starling rendendola il personaggio principale, ad un attore del calibro di Anthony Hopkins basta poco meno di mezz’ora di recitazione nel film per ottenere l’Oscar ma soprattutto per consegnare alla storia del cinema ed all’immaginario comune un personaggio iconico, uno psicopatico molto seducente che ascolta le “Variazioni Goldberg” e disegna il Duomo di Firenze a memoria.
Hannibal Lecter è dotato di un’abilità retorica che viene voglia di ascoltarlo per ore…dietro il vetro antiproiettile.
Clarice è attratta da lui, dalla sua mente, ma in fondo, i due hanno molto in comune, entrambi ostracizzati dal contesto in cui vogliono esistere: il dott. Lecter dalla razza umana perché è un serial killer cannibale e l’agente Starling dall’FBI perché è una donna, il primo rinchiuso in una cella senza vista, l’altra circondata da uomini che torreggiano su di lei e la accarezzano con gli occhi.
Oltre a dover affrontare i giochi mentali di Lecter e i pericoli associati a Buffalo Bill, Clarice deve affrontare la politica sessuale dell’essere una donna in un mondo di uomini.
Impossibile distogliere lo sguardo da Hannibal e Clarisse, compulsione che viene a mancare con Buffalo Bill ma solo perché a paragone del dott. Lecter è poco più di un demente.
Paragoni a parte, Ted Levine fa un ottimo lavoro con il suo personaggio forgiato ispirandosi a tre serial killer realmente esistiti: Ted Bundy (finge di essere in difficoltà per catturare le ragazze), Ed Gein (scuoia e cuce vestiti di pelle umana) e Gary Heidnick (teneva le sue vittime in un seminterrato proprio come Buffalo Bill nel film).
Da segnalare assolutamente la bravura di Anthony Heald che interpreta Frederick Chilton, il direttore dell’istituto penitenziario dove è detenuto Lecter, capace di rendere il suo personaggio meno simpatico di, non uno ma ben due serial killer.
Chilton si vanta di “tenere l’animale in gabbia”, ascolta di nascosto le conversazioni tra Clarisse e Lecter, si intromette nelle indagini e sarà proprio la sua caccia alla gloria e dare al cannibale una via di fuga.
Regia, fotografia, scenografia e la sontuosa colonna sonora di Howard Shore fanno de “Il Silenzio degli Innocenti” un film ad alta tensione emotiva senza ricorrere a scene di grosso impatto splatter ma utilizzando piccoli segnali che preannunciano un pericolo più grande come quando Clarice si taglia un dito mentre scivola sotto la porta parzialmente chiusa del garage dove trova la prima vittima di Gumb.
Il Silenzio degli Innocenti è un capolavoro tecnico in cui le emozioni, le paure, le intenzioni passano attraverso il gioco di sguardi, di espressioni, nei dialoghi e nei particolari che possono essere colti solo rivedendo il film più volte.
Conclusioni
Indubbiamente un horror psicologico che invecchia bene, anzi non invecchia affatto!
Diversi decenni dopo, “Il silenzio degli Innocenti” rimane un monumento di sordo terrore che distilla angoscia con una parsimonia quasi sadica.
È semplicemente il thriller assoluto e definitivo che brilla sotto ogni aspetto: lo sceneggiatore Ted Tally ha fatto un lavoro notevole, la regia è particolarmente efficace ad instaurare presto un clima di terrore, che durerà per tutto il film.
Per quanto riguarda il suo personaggio emblematico, Hannibal Lecter, è diventato uno dei più grandi cattivi della storia del cinema e si può elencare un numero infinito di superlativi, ma nessuno di loro rende giustizia ad Anthony Hopkins nella sua performance agghiacciante e perfetta.
Se esiste qualcuno che non ha ancora visto il film dovrebbe assolutamente rimediare poiché opere come questa trascendono i generi letterari e cinematografici.
Curiosità
- Il silenzio degli innocenti non è il primo film basato sul romanzo di Thomas Harris, nel 1987 Michael Mann aveva già prodotto un adattamento della storia di Hannibal Lecter.
All’epoca fu Brian Cox a interpretare il famoso psicopatico. - Dopo Il silenzio degli innocenti, Anthony Hopkins ha ripreso il ruolo due volte, nel 2001 davanti alla macchina da presa di Ridley Scott per Hannibal e nel 2002 per Red Dragon di Brett Ratner.
- Nel 2007 è uscita l’ultima versione, Hannibal: The Origins of Evil di Peter Webber, in cui il francese Gaspard Ulliel interpreta un giovane Hannibal Lecter. Infine, dal 2013 al 2015, è stato Mads Mikkelsen a ereditare il ruolo nell’eccellente serie Hannibal.
- A rendere ancor più inquietante il personaggio di Lecter, la decisione di Anthony Hopkins di sbattere le palpebre il minimo possibile per conferire al cannibale quell’imperturbabile glacialità che lo ha reso celebre.
- Per prepararsi al ruolo di Hannibal Lecter, Anthony Hopkins pare si sia ispirato agli interrogatori di Charles Manson.
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“Uno che faceva un censimento una volta tentò di interrogarmi: mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti”
Secondo una teoria accreditata dai fans, pare che con questa frase Hannibal voglia far capire a Clarisse, in un modo estremamente criptico, di non essere sotto psicofarmaci e poterla aiutare.
- La classe di antidepressivi I-MAO, usata largamente negli istituti psichiatrici, avrebbe degli effetti devastanti se associata a tre tipi di alimenti: fave, fegato e vino, ricchi di tiramina, una sostanza particolarmente tossica se associata agli antidepressivi.
- Jodie Foster ed Anthony Hopkins non furono la prima scelta del regista che aveva pensato a Sean Connery e Michelle Pfeiffer che definirono il copione “disturbante” e “oscuro”.
Per fortuna, perché è davvero impossibile immaginare i due ruoli con volti diversi da quelli che conosciamo.
- Cinque mesi dopo l’uscita del film nelle sale americane, furono scoperti gli omicidi di Jeffrey Dahmer, serial killer cannibale la cui (triste) notorietà fu accentuata dall’onda emozionale della pluripremiata pellicola.
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