Douglas Clark e Carol Bundy, due individui che non avrebbero mai dovuto incontrarsi. Due persone con alle spalle, storie, esperienze e caratteristiche molto diverse tra loro ma che assieme formarono un mix letale di sordida devianza, passando alla storia del crimine come “The Sunset Strip Slayers”.

La Sunset Strip è un’assolata strada californiana lunga più di due chilometri che attraversa West Hollywood. Quest’area, nel 1980 fu teatro di efferati omicidi ai danni di ragazze adolescenti e prostitute. Nell’arco di soli tre mesi, i corpi ritrovati furono sette, aggrediti sessualmente, uccisi con un colpo di pistola alla testa e decapitati.

Il modus operandi sempre uguale convinse gli investigatori che un serial killer stava agendo in quella zona.

In realtà non era non solo uomo, ma una coppia di assassini. 

Douglas Clark

Mug shot of Douglas Clark (serial killer) from 12 August 1980, the date he was apprehended.

Mug shot of Douglas Clark (serial killer) from 12 August 1980, the date he was apprehended.California State Prison, Public domain, via Wikimedia Commons

Douglas Clark nacque il 10 marzo 1948 in Pennsylvania, terzo di cinque figli di un ammiraglio della Marina statunitense. Grazie alla posizione lavorativa del padre, la famiglia si trasferì spesso e Doug stesso riferì di aver vissuto in moltissimi Paesi tra cui l’Australia, l’India, la Svizzera e le isole Marshall crescendo in una situazione economica e sociale privilegiata.

Terminati in modo eccellente gli studi, nel 1967 prestò servizio nell’aereonautica militare in Ohio ma dopo qualche anno concluse l’esperienza militare per stabilirsi a Los Angeles lavorando come manutentore di impianti a vapore. In realtà, Douglas amava trascorrere le notti nei club e nelle discoteche a bere e alla ricerca di donne anziane a cui spillare soldi e regali. Secondo quanto da lui stesso ammesso, già da adolescente cominciò a sviluppare fantasie sessuali deviate che riguardavano la sottomissione e lo stupro.

Carol Bundy

Mugshot of serial killer Carol Bundy

Mugshot of serial killer Carol Bundy Los Angeles County Sheriff’s Department, Public domain, via Wikimedia Commons

Quando Carol incontrò Douglas, lavorava come infermiera, aveva 37 anni, sei più di lui, ed era appena sfuggita ad un terzo matrimonio con un uomo violento col quale aveva due figli. Contrariamente a Doug, cresciuto in un contesto agiato e regolare, su Carol pesava un passato di abbandono ed abusi.

Figlia di genitori alcolisti, all’età di undici anni subì molestie sessuali da suo padre che, successivamente alla morte della moglie, cedette la custodia della ragazza a varie famiglie affidatarie. A diciassette anni, Carol sposò un uomo di cinquantasei anni, con la speranza, forse, di trovare stabilità e sicurezza in una persona che in qualche modo sostituisse la figura paterna che tanto l’aveva delusa.

Nel 1980, dopo molte relazioni fallite, Carol non voleva rassegnarsi alla fine della storia con John Robert Murray, l’amministratore del palazzo in cui viveva e si presentava regolarmente al Little Nashville dove l’uomo, di sera, si esibiva cantando.

In questo bar incontrò Douglas Clark.

Due traiettorie oscure confluite in un incubo

Douglas, come tutte le persone manipolatrici, aveva la capacità innata di individuare bersagli facili e Carol era una di queste. La donna rimase colpita dal carisma e dalla sicurezza ostentata da Doug, i due formavano il connubio “perfetto”, le insicurezze e le paure di Carol Bundy venivano colmate dalla capacità di controllo di Douglas Clark.

La storia cominciò poco dopo il loro incontro e quando andarono a vivere insieme scoprirono di condividere oscure fantasie sessuali. Inizialmente si trattava di sesso a tre con prostitute, ma rapidamente la cosa degenerò in pedofilia con Carol che attirò nell’appartamento una ragazzina del vicinato per fare “una gradita sorpresa” a Doug.

Quando l’uomo si accorse che Carol avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di compiacerlo, la loro relazione già improntata sul sadomasochismo balzò ad un livello decisamente estremo: l’omicidio e la necrofilia. 

Gli omicidi

Nel 1980, nei primi giorni di giugno, Douglas Clark uccise per la prima volta. La vittima, Marnette Comer, si era allontanata da casa. Doug le offrì un passaggio in auto, la violentò e poi le sparò un colpo alla testa.

Dopo pochi giorni, stesso modus operandi fu applicato alle adolescenti sorellastre Cynthia Chandler e Gina Marano.

Il passo successivo fu coinvolgere Carol, le confidò degli omicidi e lei, senza troppi indugi, comprò due pistole.

Infografica Doug Clark e Carol Bundy Serial Killer Exhibition 2024 Roma

Infografica Doug Clark e Carol Bundy Serial Killer Exhibition 2024 Roma

Alcuni giorni dopo a morire furono due prostitute.  La testa di una di loro fu portata a casa da Douglas che la conservò in frigo per “usarla” durante i suoi attacchi di necrofilia. Nei mesi di giugno e luglio, la coppia assassina, uccise almeno sette persone. O almeno, sette è il numero degli omicidi a loro ascritti senza ombra di dubbio, ma si sospetta un numero maggiore di vittime. I cadaveri venivano abbandonati, senza troppe preoccupazioni, tra la San Fernando Valley ed il fiume LA.

Una sera Carol decise di riprendere a stalkerare il suo ex, il cantante country John Robert Murray e si presentò nel locale dove si esibiva. Dopo lo spettacolo, attirò l’uomo nel suo furgone, i due cominciarono a chiacchierare e complice qualche bicchiere di troppo, Carol confidò a John degli omicidi. Ovviamente lui non la prese bene e lasciò intendere che si sarebbe rivolto alla polizia, ma lei lo freddò con un colpo di pistola alla testa, lo decapitò e portò la testa con sé.

Una svolta inaspettata e l’arresto

La polizia di Los Angeles, a seguito delle numerose denunce di sparizioni e dei frequenti ritrovamenti di cadaveri, istituì una task force dispiegando,sul caso un gran numero di uomini e mezzi ma la svolta decisiva avvenne in un modo del tutto inaspettato. Carol Bundy, nell’agosto del 1980, ebbe un cedimento psicologico mentre era al lavoro, durante una crisi di pianto urlò ai suoi colleghi: “Non ne posso più, dovrei salvare vite umane invece che prenderle”.

Lo stesso giorno, Carol fu arrestata e confessò i suoi crimini e quelli del suo compagno accettando di testimoniare in cambio del patteggiamento della pena. I dettagli che fornì furono oltremodo macabri, raccontò di come Douglas usò sessualmente la testa di Exxie Wilson e di come lei si “divertì” a truccarla come una Barbie per poi riporla nel congelatore.

Agli agenti che ascoltavano invece disse: “Non so se voi ragazzi avete mai sparato a qualcuno in vita vostra, ma è davvero divertente da fare… sembra terribile, ma lo è.

In quanto alla sua relazione con Clark, dichiarò che prima di incontrarlo la sua era una vita triste e anonima, Douglas l’aveva fatta sentire viva come mai prima. Carol Bundy si dichiarò colpevole di due omicidi e nonostante la difesa si concentrò sulla sua vita difficile e gli abusi subiti, fu condannata all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale.  Morì in prigione nel 2003 per insufficienza cardiaca.

Il processo a Douglas Clark

Il processo a Douglas Clark iniziò nel 1981 e fu uno dei più dispendiosi della storia della criminalità californiana e, per la natura delle incriminazioni, anche quello con maggiore eco mediatico.

L’imputato tentò di sostenere la sua innocenza attribuendo la colpa a Carol, ma la testimonianza della donna ed i particolari da lei forniti riguardo gli omicidi, le vittime e le armi del delitto, furono schiaccianti. Nonostante ciò, Doug fece di tutto per rallentare le fasi del processo, come quando chiese di rappresentare se stesso in aula sapendo che la richiesta sarebbe stata respinta.

Nonostante gli sforzi della difesa che tentò in ogni modo di screditare Carol, nel febbraio 1983, Clark fu ritenuto colpevole di sei capi d’accusa di omicidio di primo grado e condannato alla pena di morte.

Douglas è morto nel 2023 per cause naturali nella prigione di San Quintino, struttura famosa per aver ospitato un altro serial killer, Richard Ramirez, “the night stalker”.

“Non credo che vivrò mai abbastanza a lungo per uscire di qui, ma te la cavi. Sono sempre stata una persona molto Zen”.

Douglas Clark sulla vita a San Quintino

“Folie ‘a deux”, il disturbo psicotico condiviso

Il caso Clark-Bundy non è, purtroppo, l’unico del suo genere.

Tra gli anni ’60 e la fine degli anni ’80, come direbbe l’esperto di assassini seriali Peter Vronsky, in piena golden age dei serial killers, ci sono state almeno altre tre coppie di amanti dediti alla brutalità e all’omicidio e nel 2001, anche l’Italia fu scossa da un caso analogo, il massacro di Novi Ligure.

Per parlare di omicidio di coppia, però, non è necessaria la partecipazione attiva di entrambi all’atto, basta infatti, solo la complicità, la partecipazione passiva, silente, il consenso assenso di uno dei componenti della coppia formata sempre da un soggetto induttore dominante, emotivamente più freddo e intellettualmente dotato ed uno indotto, meno intelligente e capace di cedere facilmente alle suggestioni del primo.

Nel disturbo psicotico condiviso, due soggetti non necessariamente assassini se presi singolarmente, trovano l’uno nell’altro autodeterminazione e spinta emozionale nel compiere ciò che da soli probabilmente, non realizzerebbero mai. Il condizionamento attuato dal soggetto dominante induce il partner sottomesso a espletare azioni che mai avrebbe commesso se non avesse incontrato il manipolatore. Il legame che si instaura quindi, in una coppia come Carol e Douglas, è di completamento reciproco, l’uno soddisfa i bisogni dell’altro. Il soggetto debole vede colmata la necessità di avere accanto qualcuno che si prenda cura di lui e che sappia guidarlo. L’individuo forte placa le sue esigenze narcisistiche attraverso la completa sottomissione del compagno debole.

Senza scomodare oltre la psichiatria, viene da chiedersi in quante persone esistono lati oscuri latenti e sopiti che, per fortuna, non troveranno mai le condizioni ottimali per emergere…   

Autore

  • Roxanne Caracciolo

    Affascinata dal lato oscuro che c'è in ogni persona, mi piace approfondire misteri e leggende. Ho studiato negli anni, tutto ciò che riguarda il vampirismo, a livello letterario, storico e reale. Quando non sono al lavoro o in palestra, sono immersa nella lettura, i miei autori preferiti sono Poe, Lovecraft, Wilde e tra i contemporanei King ed Anne Rice.

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