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La storia criminale di Armin Meiwes, noto come “il cannibale di Rotenburg”, è unica nel suo genere per due motivi: il primo, più eclatante, è quello che la sua vittima era consenziente. Dagli atti processuali, infatti, emerse senza ombra di dubbio che Bernd Jurgen Brandes era perfettamente consapevole di ciò che sarebbe accaduto varcata la soglia di casa Meiwes.
La seconda peculiarità che rende questa faccenda a sé stante, è che il protagonista viene annoverato tra i serial killer anche se ha ucciso “soltanto” una persona e questo a causa dei numerosissimi tentativi reiterativi fatti dopo il primo omicidio e del forte sospetto, mai provato, che Bernd non sia stato l’unica vittima.
L’infanzia – il contesto disfunzionale
Armin nasce ad Essen, in Germania, nel 1961, terzo figlio nato dal terzo matrimonio della madre.
Ciò che si sa dell’infanzia di colui che diventerà “il cannibale di Rotenburg”, è che a causa del suo carattere timido e schivo, non legò mai con i suoi coetanei anzi, a scuola spesso veniva bullizzato, inoltre, soffrì molto per l’ennesimo divorzio di sua madre Waltraud.
Armin considerava suo padre una sorta di eroe forse a causa del suo lavoro da poliziotto e quando questi si allontanò da casa, il ragazzo si sentì abbandonato e tradito.
Come egli stesso confesserà a psicologi e psichiatri dopo il suo arresto, infanzia e adolescenza furono caratterizzate da un profondo stato di solitudine e inadeguatezza che lo indusse a fantasticare su un amico immaginario che chiamò Frank.
Dopo la separazione da suo marito, Waltraud si trasferisce con suo figlio a Rotenburg, in una grande ed isolata villa di campagna. La convivenza risulta oltremodo complicata, la donna è morbosamente invadente riguardo la vita di Armin al punto di presentarsi alle rare uscite che il ragazzo organizza con gli amici o con qualche ragazza. Naturalmente, questo contesto così disfunzionale aggravò, nel tempo, una psiche già tormentata da pulsioni e fantasie “particolari”.
Armin Meiwes dichiarò in un intervista che da ragazzino fu molto turbato dalla favola di Hensel e Gretel in particolare dal passaggio in cui Hensel ingrassa per essere poi divorato dalla strega.
L’amico immaginario
Con il termine “amico immaginario” si fa riferimento ad un personaggio creato dalla fantasia di un bambino in una fascia d’età compresa tra i tre e sei/sette anni.
È un compagno di giochi solitamente coetaneo o più piccolo ed è una figura che solitamente il bambino abbandona fisiologicamente con l’incalzare degli impegni scolastici e quindi della socializzazione. Entro tali limiti questo fenomeno tende ad essere tollerato dalla psicologia e dalla psichiatria moderna come una parentesi creativa dello sviluppo, ma allo stesso tempo mostra la pluralità di significati e funzioni che questo fenomeno può assumere.
Agli estremi si trova, da un lato, la costruzione immaginaria di un bambino dotato di unica fantasia che resta sempre consapevole della natura fittizia del suo compagno e, dall’altro lato, una costruzione patologica sostitutiva dei rapporti con altri esseri umani e investita di concretezza allucinatoria.
Cannibal cafè forum – il lato oscuro di internet
Armin Meiwes subisce la presenza ingombrante di sua madre fino alla morte di lei avvenuta nel 1999. All’epoca ha trentotto anni, una patente di guida, un lavoro da tecnico informatico, una grande casa immersa nel verde ed è finalmente libero. Libero di dare sfogo alle sue fantasie, di cercare persone con le sue stesse pulsioni e lo fa grazie ad Internet di cui conosce gli aspetti più nascosti ed inquietanti.
Armin approda al forum “Cannibal cafè” il cui intento è proprio ciò che il nome suggerisce: un luogo di incontro e confronto tra persone attratte dall’antropofagia, un posto dove poter parlare liberamente delle perversioni legate al cannibalismo.
In base ad alcuni dati emersi dopo l’arresto di Meiwes, pare che il forum avesse numerosi utenti attivi interessati sia al cannibalismo che alla vorarefilia, parafilia legata al desiderio di essere mangiati o di osservare chi mangia. È in questo forum che Armin con lo pseudonimo di “Franky”, esattamente come il suo amico immaginario, posta un annuncio che riceverà più di quattrocento risposte positive:
“Cerco un uomo di 18-30 anni, ben fatto, da macellare. Il mastro macellaio”
È paradossale ma l’annuncio si rivela un successo, Armin entra in contatto con molti uomini, chatta con loro, prende accordi, ma quando questi si recano nella sua casa e vengono accompagnati nella stanza adibita alla macellazione con tanto di gabbia, ampio tavolo con corde e vari attrezzi atti a mutilare e sminuzzare, ci ripensano e l’aspirante cannibale li lascia andare.
Il senso dell’esperienza è che la vittima sia consenziente.
Marzo 2001, Bernd Jürgen Armando Brandes, ingegnere di Berlino, bisessuale, contatta Maiwes e accetta di essere la sua vittima. Prima di partire per quello che sarà un viaggio di sola andata verso Rotemburg, Bernd era, almeno apparentemente, un professionista di successo, finanziariamente stabile e con alle spalle una convivenza con una ragazza, interrotta a causa della sua bisessualità. I due chattano per qualche settimana per conoscersi meglio, la richiesta di Bernd è quella di assaggiare prima sé stesso assieme al suo carnefice e poi di essere macellato, Armin prepara un vero e proprio contratto attraverso il quale si possa evincere la volontà della sua vittima.
Il 9 marzo Bernd, a casa di Armin Meiwes, firma quel contratto.
Alcune fonti affermano che tra i due si consuma un rapporto sessuale, quello che è certo è che l’ingegnere ingurgita oltre venti sonniferi e mezza bottiglia di grappa, dopo qualche minuto Armin gli recide il pene eretto, lo frigge in padella con olio, aglio, sale e alcune spezie e lo mangia assieme a Bernd, come da accordo, riservando anche alcuni pezzi per il cane.
Dopo “cena”, Armin, ormai cannibale a tutti gli effetti, adagia la sua vittima in preda ad una forte emorragia, nella vasca da bagno e passa circa due ore leggendo Star Trek. Trascorso questo tempo, Bernd è ancora vivo, Armin lo bacia e gli recide la gola. Dalle confessioni rilasciate agli investigatori, si sa che la vittima fu adagiata sul tavolo e sezionata. Parti carnose e magre come muscoli, braccia, cosce furono conservate nel congelatore e consumate nell’arco di tre mesi, gli “scarti” smaltiti nella spazzatura.
Un nuovo annuncio e l’arresto
Non passa troppo tempo dalla “macellazione” di Bernd Brandes che Armin Meiwes torna a chattare nel Cannibal cafè forum vantando di aver consumato carne umana, ma soprattutto cercando nuove vittime consenzienti. Stavolta, però, uno studente di Berlino, utente del forum per curiosità, appena si rende conto che ciò che vanta il “mastro macellaio” è tutto vero, contatta la polizia che si presenta a casa Meiwes nel dicembre del 2002.
Gli agenti trovano carne umana nel congelatore, ossa umane seppellite in giardino ed una videocassetta con i filmati delle sevizie, del cannibalismo e della morte di Bernd. “Me l’ha chiesto lui” dirà serafico agli investigatori durante il primo interrogatorio e le quattro ore di registrazioni sono la conferma. Dietro le sbarre, Meiwes confidò ai detective di aver consumato la sua vittima con una bottiglia di vino rosso sudafricano, di aver tirato fuori le sue posate migliori e di aver decorato la tavola con delle candele.
Nel processo, che iniziò e si svolse creando una bufera mediatica dato che in Germania il reato di cannibalismo non esiste, la difesa cercò di puntare sulla condiscendenza della vittima cercando di cambiare il reato da omicidio volontario a “suicidio assistito”. Dopo una condanna iniziale ad otto anni con l’accusa di omicidio preterintenzionale, la vicenda si concluderà nel 2006 in appello con l’ergastolo per omicidio finalizzato al piacere sessuale, vilipendio e occultamento di cadavere.
Il tribunale non terrà conto dell’accordo firmato in virtù del quale la vittima era consenziente. Attualmente, il cannibale di Rotemburg, è detenuto nel penitenziario di Kassel dove, ironia della sorte, pare sia diventato vegetariano.
I cimeli di Armin Meiwes in esposizione a Jesolo
Dopo la cattura di Armin Meiwes, la sua grande casa di legno isolata ed immersa nel verde, rimase chiusa.
Qualche anno dopo però, cominciò ad essere meta di necroturismo e di cacciatori di murderabilia.
Tra questi, fu Nicolas Claux, ex cannibale oggi artista, imprenditore e collezionista di cimeli appartenuti ai serial killers, a recuperare, nel 2020, numerosi oggetti prima che, nella casa di Armin, si sviluppasse un incendio.
Gli oggetti recuperati a Rotenburg tra cui il frigorifero dove Armin conservò la sua vittima, una gabbia da bondage, ganci da muro, eleganti stoviglie ecc… sono stati esposti tra tantissimi altri impressionanti cimeli, alla mostra itinerante Serial Killer Exhibition a Milano ed a Castelnuovo di Porto (RM), attualmente sono visionabili alla “Murder Exhibition” presente ad Jesolo fino al 1 settembre 2024, salvo proroghe.
Nella cultura pop
La band industrial metal Rammstein nel brano “Mein Teil” che nel tedesco gergale significa “il mio pene”, rievoca la storia reale di Armin e Bernd Brandes.
Anche Marylin Manson per il suo album “Eat me, drink me” si è ispirato alle vicende del cannibale di Rotenburg, nel 2007 infatti dicharò:
“Il titolo dell’album è stato ispirato anche da quella storia di qualche anno fa dell’uomo tedesco che pubblicò un annuncio in cui diceva di voler essere mangiato, e dell’uomo che lo mangiò.
Sebbene non riesca a immedesimarmi nella relazione che avevano quei due, ho trovato la storia molto avvincente in senso romantico.”
Il rapper statunitense Necro cita Meiwes nella canzone Human Consumption, contenuta nell’album The Pre-Fix for Death del 2004.
La band death metal svedese Bloodbath, nella canzone “Eaten” dall’album Nightmares made flesh, si è ispirata alla vicenda di Meiwes ma dal punto di vista della vittima Bernd Jürgen Brandes.
Curiosità
Destò molto scalpore l’intervista ad Armin Meiwes che la tv tedesca RTL mandò in onda nel 2007 nella quale il cannibale afferma che: “in Germania ci sarebbero almeno un centinaio di potenziali cannibali”, “la carne umana è gustosa e sa di maiale, è una bella sensazione mangiare un essere umano”, “voleva (Bernd) che lo evirassi a morsi”.
La criminologa Petra Klages riuscì a coinvolgere Armin Meiwes per il suo libro incentrato sul cannibalismo e omicidi seriali in Germania.
Nel capitolo intitolato “l’invenzione” viene tracciato uno scenario apocalittico in cui la Terra ormai è arida e desertificata e gli uomini vengono clonati per essere macellati e consumati.
Ed è a questo punto che le fantasie malate del cannibale tedesco prendono libero sfogo, in un disturbante inno ai piaceri del palato: “…un odore insolito, e tuttavia piacevole, si diffuse nell’aria…”
“Ad ogni morso, il ricordo di lui diventava più forte”
(Armin Meiwes)
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